martedì, settembre 29, 2009

venerdì, settembre 11, 2009

mercoledì, settembre 09, 2009

Ti va un caffè?



CHE COLORE E'
Manto di monaco, color manto di monaco.
Sono anni che guardo nel cerchio scuro creato dal caffè all’interno di quello più chiaro, bianco della tazzina, per ritrovare quel colore tra la crema venata dalle pennellate semicircolari dello scuro caffè sottostante, se quel colore, che i più chiamerebbero nero, o marrone tutt’al più, sia il color manto di monaco descritto da Eduardo nella leggendaria lezione sul caffè di “Questi fantasmi ”.
In questi anni le tazzine sono cambiate: più larghe, più alte, a sezione variabile, colorate, da collezione. Io rimango affezionato a quelle marroni fuori e bianche dentro, di grosso spessore dei bar di provincia, quelle che scaldate sulla parte superiore della macchina per l’espresso grazie al loro spessore conservavano la temperatura giusta per un tempo più lungo. In ogni modo, tazzina o no, io ancora mi chiedo ogni giorno, tutte le volte che bevo il caffè a casa piuttosto che al bar, se il colore è quello giusto, se è lo stesso color manto di monaco di cui parlava e scriveva Eduardo.
Il colore del caffè è essenziale, perché da quella tonalità, dalle striature, da quelle profondità circolarmente ipnotiche uno può, forse, capire, se il caffè sarà amaro al punto giusto, denso come deve, se regalerà quello che si cerca.
Sì perché in una tazzina di caffè, se desiderata, si proiettano mille emozioni, paure, stanchezze…. Una tazzina di caffè è un fermo immagine, un momento solo tuo, anche quando bevi il caffè con altri – rito quotidiano, più e più volte ripetuto – il caffè lo bevi in ogni caso da solo, tranne quando fidanzate insopportabili te ne chiedono un sorso, solo un sorso, invadendo il tuo momento più personale. Insomma, tranne in questi deplorevoli casi, comparabili a quando qualcuno (la solita fidanzata o moglie) ti passa davanti alla TV nel momento del gol decisivo della tua squadra nel giorno del derby, normalmente il caffè è un momento di grande felice solitudine.
Lo puoi bere tutto in un sorso, o in due. Di più non è un caffè, è una bevanda. Un caffè fatto bene ferma la rotazione del globo terraqueo, ferma il tempo, vive il conflitto, risolvendolo, tra l’effetto che farà sul tuo organismo, di spinta, sveglia, rimessa in moto e quei pochi secondi in cui lo bevi che si dilatano fino a fermarsi.
E quel momento puoi prolungarlo, guardandolo. Si, il caffè si può guardare. In quello schermo circolare libere associazioni di idee ti sono permesse, un buon caffè si isola anche dalla voce querula che continua a parlarti ininterrottamente da due ore e che per prolungare lo strazio ti ha appena detto “che ne dici se ci beviamo un caffè?”. E tu, anche se non vedevi l’ora di chiudere la conversazione (anzi il suo monologo), cercando una breccia in quel muro di parole, tu, scisso tra l’educazione che ti impone di ascoltare e le gambe che da tempo vogliono prendere la via della fuga, tu, non resisti: davanti al “che ne dici se ci beviamo un caffè? Non sai resistere, cedi pregustando quei pochi millimetri di liquido, denso, nero e dici: sì! Beviamoci un caffè.
E mentre lo bevi, lo vedi, lo aspetti, sai che ci sarà, è il tuo momento, tutto si ferma, attimi lunghi, lunghi…. Seguiti dallo sfregare il labbro superiore con quello inferiore a schiacciare l’ultima goccia e allora ti dici: mm…si…. Adesso sto bene, adesso riparto, quella voce è scomparsa, il caffè è una pausa, è la riflessione, è un mettere un punto alla giornata. Con una tazzina di caffè c’è un prima e un dopo, è la chiusura del paragrafo.
Difatti adesso fermo la penna e mi faccio un caffè. È piena notte e il caffè non è solo un modo per tenerti sveglio, il caffè ti tiene compagnia è il tuo piccolo fumante caminetto personale. Il caffè fatto in casa con la moka ha tutta una filosofia diversa di quello preso al bar e se sul tema caffè ci sono comunque diverse scuole di pensiero, per il caffè fatto in casa la cosa si complica e si amplia: diventa rito.
C’è chi tiene la polvere di caffè nel frigo, chi in una scatola di latta, chi lo macina al momento, chi riempie il filtro a montagnetta e chi a metà dose lo schiaccia con il dorso del cucchiaino e poi il resto a spolvero o a frana. C’è anche chi, dopo aver riempito il filtro con una forchetta o uno stuzzicadenti fa tre buchetti il cui idealmente congiungersi forma un esoterico triangolo equilatero e chi , infine, lo stende perfettamente a livello con il bordo del filtro senza avvallamenti ne depressioni semplicemente e perfettamente dritto. Grandi alchimie per avere non solo un buon caffè ma il proprio caffè, l’unico caffè possibile.
Chi lascia la posa del caffè nel filtro fino alla preparazione del successivo e chi ne lascia sempre un po’ affinche la caffettiera ne conservi il sapore e vinca sempre più la battaglia tra il sapore del caffè e quello del metallo, come avvinare il bicchiere affinché il caffè nuovo riconosca già casa, trovi il letto caldo.

I came back.....