sabato, luglio 14, 2007

sostantivo femminile


bellézza s. f. [der. di bello].1. L'essere bello, qualità di ciò che è bello o che tale appare ai sensi e allo spirito: la b. è una specie di armonia visibile che penetra soavemente nei cuori umani (Foscolo). In partic.: a. Di persona (e talora anche di animale): b. fisica; la b. del volto, delle membra, delle forme; per i Greci Venere rappresentava l'ideale della b. femminile, Apollo della b. maschile; donna bella di una b. tutta spirituale; b. schietta, artificiosa; b. verginale, matronale; b. serena, mesta; b. florida, appassita; b. greca, di lineamenti che ricordano le grandi opere della scultura greca; un cane, un gatto di grande b., una tigre di maestosa b.; crescere in b.; perdere la b.; concorsi di bellezza (femminile, infantile, e anche per cani e gatti). Si riferiscono sempre alla persona, e in partic. alla donna, le espressioni: prodotti di b., istituto di b. (espressione che ricalca il fr. institut de beauté), per la cura estetica del corpo. B. dell'asino, la bellezza e freschezza che sono proprie della gioventù, anche quando manchi una vera e propria bellezza di lineamenti (l'espressione è ritenuta, forse a torto, un'erronea traduz. del fr. beauté de l'age “bellezza dell'età”). b. Di cose: contemplare la b. di un paesaggio; ammirare la b. di un'opera d'arte; sentire la b. di un verso; b. di colori, di suoni, ecc. E in senso morale: la b. di un gesto, di un sentimento; la b. della modestia, del perdono. 2. concr. a. Persona o cosa bella, piacevole: una fanciulla, un bimbo che è una b.; che b. quel micino!; che b. queste pesche!; b. mia!, come appellativo affettuoso. Spesso ironiche le espressioni: addio, b.; senti, b.; ascolta, b., e sim. Frequente in frasi enfatiche: un giardino che è una b.; il ragazzo cresce che è una b.; ci si sta comodi che è una b.; e come esclam., che bellezza, per esprimere gioia, soddisfazione: due giorni di vacanza, che bellezza! b. Al plur., aspetti esteticamente notevoli di opere d'arte o della natura: le b. del creato, di un paesaggio, di una città; b. naturali, tutelate da particolari norme giuridiche in quanto considerate oggetto d'interesse pubblico; illustrare le b. della Divina Commedia; anche di persona, e spec. di donna, le parti del corpo e i lineamenti del volto che più concorrono a renderla bella e attraente: cantare, o decantare, le b. della donna amata. 3. Locuz. speciali: a. Per b., per ornamento, per abbellimento: s'è messa un fiore nei capelli per bellezza. b. Bere le b. di qualcuno, bere al suo bicchiere; è espressione popolare scherz., o di gentile galanteria spec. quando si beve al bicchiere già usato da una signora: bevo le sue bellezze. c. La b. di ..., per indicare quantità notevole; m'è costato la b. di mezzo milione; è stato in giro per il mondo la b. di sei mesi. Così, che b. di ..., per esprimere abbondanza: guarda che b. di pesche su quell'albero. d. Morire in b. (ricalcato sul fr. mourir en beauté), morire serbando dignità, compostezza; per estens., finire in b., concludere la propria attività (professionale, sportiva, ecc.) con qualche bel gesto, con un atto che lasci un buon ricordo, e sim.; scherz., concludere, terminare in b., un discorso, uno scritto, o altra manifestazione, con frasi, azioni o gesti di effetto; nel linguaggio sport., vincere in b., vincere bene e anche con una certa facilità.

venerdì, luglio 06, 2007

non credo all'oroscopo......



Segno Zodiacale: Toro

Il Sole si trova in Toro tra il 21 Aprile e il 21 Maggio
Il pianeta dominante è Venere, l'elemento è la terra, la qualità è fissa.


Il Toro e' dotato di una resistenza e di una pazienza che lo portano a raggiungere mete impossibili per qualsiasi altro segno. Appartenendo alla schiera dei segni fissi, e' piuttosto moderato e tradizionalista. Ha la tendenza a fare le cose piano, ma molto bene.

Spesso viene considerato pigro. Si tratta, pero', di una concezione erronea della sua natura! Il Toro e' solo disciplinato e controllato e vuol sempre sapere dove sta andando.

Le sue peculiari caratteristiche gli permettono di avere un ottimo rapporto con il denaro. Il Toro tende ad accumulare ricchezze. Non e' pero' ne' avido ne' avaro: ha solo un forte istinto conservativo e la sua abilita' nel trattare il denaro e' congenita, assolutamente priva di malizia. Del resto, il Toro e' tutto fuorche' malizioso: al contrario, la sua bonta' lo porta, a volte, a fidarsi troppo del prossimo e a rimanere deluso (se non addirittura raggirato) da quest'ultimo.

La lentezza e le difficolta' con le quali il Toro raggiunge i suoi obiettivi possono portarlo a essere decisamente possessivo verso quello che gli appartiene, che si parli di beni materiali o di affetti. Questo difetto del Toro viene compensato, almeno per quanto riguarda i rapporti sentimentali, dalla fantastica sensualita' che possiede, e che rende i suoi rapporti affettivi ricchissimi di entusiasmo e passione.

Il segno del Toro corrisponde, anatomicamente, alla parte inferiore della testa; al collo e alla gola in particolare. Gi appartiene a tale segno dovra' stare attento, dunque, a torcicolli, faringiti e tonsilliti, sempre in agguato!

Nei sentimenti, pur essendo dotato di una sensualita' fuori dal comune, che gli permetterebbe di concedersi molteplici avventure, il Toro ha interessi e intenzioni piuttosto tradizionali. Ama la famiglia e il suo fine ultimo e' quello di raggiungere una vera sicurezza affettiva.

Per l'influenza di Venere, e' attratto particolarmente da tutto cio' che e' bello. Il suo partner ideale deve farsi riconoscere grazie a un aspetto fisico molto curato e, possibilmente, attraente. Dopo un primo approccio fondato sull'esteriorita', il Toro continuera' tuttavia ad apprezzare il partner con intensita' nel corso degli anni, soprattutto se tale partner condividera' la carica sessuale non indifferente del Toro.

Rappresentanti importanti di questo segno sono:
Karl Marx, Sigmund Freud, Elisabetta II d'Inghilterra, Rodolfo Valentino, Al Pacino, Uma Thurman, George Clooney.

Colore da portare: il verde.

Pietra portafortuna: lo smeraldo

Metallo: il rame.

Fiore: la rosa.

Giorno favorevole: il venerdì, in onore di Venere

mercoledì, luglio 04, 2007

bustina nuova...



Lei: Le rose e violini/ questa sera raccontali a un’altra,
violini e rose li posso sentire/ quando la cosa mi va se mi va,
quando è il momento/ e dopo si vedrà
Lui: Una parola ancora
Lei: Parole, parole, parole
Lui: Ascoltami
Lei: Parole, parole, parole, parole parole soltanto parole, parole tra noi
Lui: Ecco il mio destino, parlarti, parlarti come la prima volta

“Parole parole parole” di Chiosso - Del Re - Ferrio (1971) cantano: Mina & Alberto Lupo



Mi sono interrogato più volte sul senso di questa rubrica. Cosa ci
azzecca, come direbbe qualcuno, parlare di stagioni climatche, di
politica o guerra nella pagina finale di una rivista dedicata
all'architettura? Mi è tornato in mente però l'intervento di Peter
Eisenman a Bologna durante la festa per i 35 anni di "Parametro".
Eisenman metteva l'accento sull'importanza dello scrivere di
architettura ma sopratutto dello scrivere per progettare, di quanto
lui non riuscisse a progettare senza affrontare i problemi trovando le
parole per descriverli e indagarli. Mi è parso più chiaro il senso di
parlare anche d'altro per parlare alla fine comunque di architettura.
Mi è sembrato chiaro che un fare progettuale slegato dal
contemporaneo, dall'hic et nunc inteso come vita quotidiana, dai
bisogni, dalle azioni, dalle diverse prospettive di pensiero ma
innanzitutto dalle parole fosse un'architettura monca,
autoreferenziale, assente e lontana, solo edilizia, alla fine. La mia
docente di Urbanistica consigliava di leggere romanzi e non libri di
architettura, perchè solo lì si potevano scorgere le pulsioni, le
passioni, le miserie e le ricchezze degli individui e le loro
relazioni. Confortato da questi pensieri ho allargato di nuovo lo
sguardo e ho capito che le parole sono importanti (come diceva il
Moretti di "Palombella Rossa": "Chi parla male vive male e pensa
male."), le parole possono essere pietre, possono, ne abbiamo prova
tutti i giorni, far diventare colpevole un innocente e viceversa,
possono segnare confini, muri, recinti (e come vedete siamo di nuovo
all'architettura) e definire inclusioni ed esclusioni in una sorta di
moderna caccia all'untore, di mai interrotto ostracismo. Mi chiedo,
per esempio, quale sia la necessità giornalistica di citare o, per
meglio dire, di marcare la nazionalità di criminali o presunti tali,
cosa aggiunge alla notizia sapere che lo spacciatore è marocchino o
colombiano e il rapinatore rumeno o albanese? Per non parlare dello
stupore (quasi dispiacere) quando si scopre che i veri colpevoli sono
i vicini di casa o i parenti più prossimi. Mi viene in mente un
episodio della mia infanzia, quando in autobus, passando accanto ad un mattatoio, mia sorella, guardando un camion di cavalli trasportati
verso la macellazione esclamò ad alta voce un "poverini!", ma subito
un uomo in piedi vicino a lei la rassicurò (sic!): "non si preoccupi,
signorina, quelli sono cavalli yugoslavi...", sicuro che la tristezza
di mia sorella per la loro triste sorte dovesse svanire all'istante
per il solo fatto che non erano animali nostri connazionali ma altro
da noi, stranieri, diversi... detto questo vorrei proporre un
esercizio di igiene civile, smetterla di segnalare la nazionalità o la
razza (a meno che non sia proprio quello il nocciolo della notizia)
raccontando gli individui come individui e se sono ladri come ladri e
se assassini come assassini ed eroi come eroi. Forse così potremmo
iniziare a sconfiggere quell'architettura della falsa difesa, della
paura che diventa esclusione e iniziare a riappropriarsi di parole
vere, quelle che costruiscono, quelle che servano a costruire
architettura concreta, l'unica mai divisa da quella dello spirito...